Riapparsa appena qualche mese fa, la temuta corrente equatoriale calda del Pacifico denominata El Niño-Southern Oscillation – Enso, meglio conosciuto col solo appellativo di El Niño – si renderà entro l’anno protagonista di uno dei fenomeni atmosferici più intensi osservati dal 1950 a oggi: a riferirlo, in settimana, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm), indicando che a causa di El Niño, la temperatura in superficie delle acque del centro-est del Pacifico tropicale supererà quasi certamente i due gradi Celsius e guadagnerà ancora in intensità prima della fine dell’anno.
Un aumento tale della temperatura del Pacifico era stato registrato appena tre volte nel corso degli ultimi 65 anni, nel 1972-73, 1982-83 e 1997-98. El Niño è sovente associato a precipitazioni sopra alla norma sia in autunno che in inverno negli Stati Uniti; riduce anche la frequenza delle tempeste e degli uragani nell’Atlantico che quest’anno, ha registrato in effetti sinora una stagione (giugno-fine novembre) al di sotto della media annuale. Al contrario, intensifica la formazione di tempeste nell’est e nel centro del Pacifico.
Quest’anno, stando all’Omm, l’intensità massima di El Niño sarà raggiunta fra ottobre e gennaio; persisterà inoltre per una buona parte del primo trimestre del 2016 prima di indebolirsi.
L’Omm ha tenuto a ricordare che né El Niño né la sua ‘controparte’, La Niña (che comporta temperatura sotto la media delle acque equatoriali del Pacifico) sono i soli fattori che determinano i mutamenti climatici su scala globale, ma certamente vi contribuiscono strettamente.