L’Azerbaigian ha annunciato ieri un cessate-il-fuoco unilaterale nel riacceso conflitto con le forze armene che controllano la regione del Nagorno-Karabakh. Gli armeni hanno a loro volta sostenuto che l’Azerbaigian sta in realtà continuando a bombardare. Di certo, il preoccupante peggioramento della situazione c’è stato così come il coinvolgimento di attore regionale di primo piano, la Turchia.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito il sostegno del suo paese al governo di Baku e affermato che prima o poi il Nagorno-Karaback tornerà sotto controllo azero.
Secondo alcuni osservatori le parole di Erdogan devono essere lette e inquadrate anche alla luce di un contesto più ampio che è quello del confronto tra Russia e Turchia in Siria.
Di fatto, la Russia – alleata degli armeni – con il suo intervento in Siria ha preso posizioni contrastanti con Ankara; gli sviluppi in Nagorno-Karaback stanno riproponendo in maniera diversa questa contrapposizione.
Negli scontri fra armeni e azeri ci sono state vittime anche civili su entrambi i fronti; non è chiaro quale sia la precisa situazione sul campo, ma da più parti si sta richiamando alla calma.
Il Nagorno-Karabach, regione formalmente sotto sovranità azera, è stato teatro di un conflitto che si è concluso nel 1994 con gli armeni che sono riusciti a prendere il controllo di questa regione in cui costituiscono la maggioranza della popolazione. Il conflitto vide migliaia di civili azeri costretti a lasciare e altre migliaia di civili armeni costretti allo stesso tempo ad abbandonare territori dell’Azerbaigian in cui vivevano.
Dal 1994, la tregua fra le parti è stata frequentemente interrotta ma mai da episodi così gravi come quelli di questi giorni.