Sono poco meno di 20 milioni i cittadini keniani chiamati oggi a recarsi alle urne in occasione delle elezioni generali per eleggere presidente, parlamentari e governatori locali.
Un voto molto atteso sul quale si è concentrata l’attenzione dei media internazionali, in considerazione soprattutto dell’importanza strategica per la stabilità dell’Africa orientale del Kenya, considerato una democrazia emergente e traino dell’economia regionale assieme alla vicina Etiopia.
La campagna elettorale è stata particolarmente accesa e in alcuni frangenti contraddistinta da polemiche che hanno innalzato il livello di tensione. Un clima reso ancora più incerto a causa dell’imprevedibilità del risultato.
Il paese sembra infatti spaccato in due tra chi sostiene lo Jubilee Party del presidente uscente Uhuru Kenyatta, che punta alla riconferma per un secondo mandato, e chi vuole un cambiamento identificando questa possibilità nella coalizione d’opposizione National Super Alliance (NASA) che ha come leader Raila Odinga per il quale si tratta del quarto, e probabilmente ultimo, tentativo di diventare presidente.
Anche i recenti sondaggi confermano l’imprevedibilità fornendo risultati discordanti. Negli ultimi giorni diversi centri statistici danno i due contendenti quasi appaiati a pochi punti di distanza l’uno dall’altro con un margine di distanza compreso tra uno e tre punti percentuali. Sono comunque alte le probabilità che si debba andare un secondo turno con ballottaggio se nessuno supererà il 50%.
Si tratta anche della più grande elezione nella storia del Kenya e a confermarlo ci sono i numeri: gli aventi diritto al voto saranno poco più di 19,6 milioni su una popolazione che supera i 40. I seggi saranno 40.883 sparsi nelle 47 contee del Paese.