Che si tratti di guerra commerciale o meno – il presidente statunitense Donald Trump sostiene di no – quella tra Stati Uniti e Cina ha tutte le apparenze di una sfida in cui la vittoria andrà molto probabilmente a chi saprà resistere di più.
Dopo il primo aumento di tariffe da parte di Washington su alluminio e acciaio e la conseguente risposta di Pechino, c’è stato un altro botta e risposta. In gioco ci sono tariffe su migliaia di prodotti con probabili immediate conseguenze sui prezzi al dettaglio su quanto cioè saranno costretti a spendere i consumatori.
I mercati finanziari hanno risposto male, cedendo, e secondo alcuni osservatori hanno perduto terreno anche per la rapidità di risposta dimostrata dalla Cina.
Fin dove i contendenti arriveranno è materia di analisi ed è oggetto di interrogativi. Gli economisti concordano però nel sostenere che la Cina è molto meglio attrezzata rispetto a qualche anno fa e che la sua economia è meno legata a quanto esporta e vende in giro per il mondo.
Da parte sua Trump continua a dire che non si tratta di guerra commerciale quanto di ripristinare una parità di bilancio nell’interscambio e cita danni per 300 miliardi di dollari in quanto a tecnologie e know-how di cui la Cina si sarebbe appropriata in maniera non regolare.